Ripartenza digitale


Con l’esplosione della pandemia, circa 550 mila lavoratori sono stati “costretti” a lavorare da casa contribuendo ad accelerare un trend crescente di adozione dello smart working registrato già a partire dalla sua regolamentazione (Legge n. 81/2017). Circa otto milioni di lavoratori potranno essere coinvolti in diverse forme di lavoro agile una volta terminata l’emergenza.

Come hanno reagito le imprese a questo lavoro “forzato” da casa?

Anche se i dati raccolti finora non consentono di fornire un quadro esaustivo del fenomeno, emerge sin da subito come le aziende che già avevano pianificato di adottare lo smart working o avviato progetti a riguardo, si siano trovate più preparate all’improvvisa transizione al lavoro agile, mentre le altre si siano dovute velocemente “attrezzare” per garantire la continuità nelle attività.
Per alcune di queste realtà e, in particolar modo per la Pubbliche Amministrazioni e le Piccole e Medie Imprese, ciò ha rappresentato un’opportunità per valutare i limiti degli schemi culturali esistenti, basati sulla visibilità e la presenza dei dipendenti in ufficio.

A che punto era l’Italia sullo smart working prima della pandemia?

Prima di questa “apocalisse”, la cultura dello smart working in Italia era molto variegata. Secondo il Politecnico di Milano, alla fine del 2019, erano circa 500mila i lavoratori che usufruivano del lavoro agile, con un tasso di crescita elevato e costante. Il quadro si presentava con differenze sia tra i settori sia tra le funzioni all’interno di una stessa organizzazione. C’erano resistenze e vincoli di ordine tecnologico, organizzativo e culturale, e anche la normativa sul lavoro non era così chiara.

Alcuni dati da una survey del Politecnico di Milano ad un campione di circa 100 CIO


La domanda che tutti ci facciamo è: Dopo la pandemia si tornerà al punto di partenza o le aziende si “attrezzeranno” per saper rispondere prontamente alle sfide della nostra era?
E’ certo che sia cambiata la sensibilità verso lo smart working e il digitale rispetto al lavoro “tradizionale” e questo porterà le aziende più lungimiranti a rivedere il proprio schema organizzativo per far fronte alle sfide del prossimo futuro. A confermare questo concetto la ministra della PA Fabiana Dadone:

“Dobbiamo ora consolidare il grande cambiamento che abbiamo avviato in emergenza. Vanno individuati gli strumenti migliori per garantire che lo smart working rimanga nel tempo un’importante modalità organizzativa, almeno al 30%. Dobbiamo assicurare tutte le tutele e le prerogative del lavoratore assieme alle soluzioni per far sì che il lavoro agile aiuti a erogare migliori servizi ai cittadini”.

Lo smart working, quindi, continuerà anche a regime anche dopo l’emergenza.

Solo le Tech Company sopravviveranno a questa crisi, che si preannuncia poter essere pure peggiore di quella del 2008?

Gli esperti sostengono che sarà necessaria una ripartenza digitale e il nostro impegno per portare la digitalizzazione a casa di tutte le imprese per #RIPARTIRE è supportato da… ARXivar NEXT.

 

#DIGITALisNEXT

Cfr. https://www.digital4.biz/